Tanto lunga e tanto dura che mi sono addormentata con un libro in mano che doveva servirmi come attimo di relax prima dell'ultima sessione di duro lavoro.
Ma lo stress aveva già raggiunto pericolosi gradi di saturazione un paio d'ore prima, verso alla fine dell'ultima domiciliare (e chi fa il mio lavoro può capire). Così prima di tornare a casa sconcertata e spossata dal nonsenso e dalla bruttura del quotidiano, mi sono fermata al supemercato. Da brava figlia del consumismo. Sono entrata e faceva fresco. Mi son comprata il Sushi, ma sì, trattiamoci bene. Ho bisogno di ricordare che la vita è fatta di piccoli lussi. Poi da brava "terrona inside" mi sono fermata davanti al banco del pane. Focaccia al formaggio, da mangiare rigorosamente in macchina, dalla carta, ungendo il volante e spargendo briciole ovunque. Ho bisogno di ricordarmi che la vita sa essere morbida ,accogliete e sapida. Poi da brava figlia istruita della classe media ho sostato a lungo davanti allo scaffale dei libri dondolandomi su un piede, poi sull'altro, pensando alla goduria della focaccia e alla frescura del pesce; stavo per andare via, quando ho visto un libricino bianco. Io non compro libri di cantati, neanche se il cantante è lui. Ma la quarta di copertina, marrana, mi ha commosso per quel che mi ha ricordato. Allora dentro, nel cestino. Ho bisogno di ricordare che la vita è fatta di mille piccole immagini, alcune a colori.
La cassiera ha condiviso con me di essere stanca e io le ho chiesto quanto le mancava a smontare, allora mi ha confidato che gli ultimi clienti, quelli delle 9.00 proprio non li sopporta. Mi ha dato del tu invece che del lei, come è obbligata a fare.
Poi ho preso la macchina, il mio disordinato e puzzolente bacarozzo nero e ho cominciato lungamente a dirle addio, cospargendola di briciole, assordandola di musica, facendomi portare a casa un'ultima volta. Enumerando tutte le cose fatte con lei e su di lei, tutte le strade percorse, tutte le persone da cui mi ha portato e allontanato. Al pezzetto di vita che si lascia indietro ogni volta. Come si può pensare che gli oggetti non abbiano un anima? Hanno la nostra.
Good bye my darling.
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