giovedì 1 maggio 2008

In questi tempi grigi...

...anzi neri, un messaggio di pace, da una delle più grandi menti del '900.
A tutti i lavoratori, a coloro che per loro sfortuna non lo sono, anche a coloro che non sanno cosa voglia dire esserlo, che sono sicuramente più fotunati di chi non ha pane, ma non molto di più di chi condivide la noia, le soddifazioni, le brutture, il caffè con un compagno, un collega. In ricordo, sinceramente doloroso, di tutti quelli che di lavoro sono morti e muoiono ogni giorno.
E anche a tutti quelli che pensano che siamo anacronistici relitti, a loro dedico la canzone del giorno, che più anacronistica non si può. Perchè chi può permetterselo, e smette di avre un ideale, ha già rinuciato a vivere con intensità.
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Sia pace per le aurore che verranno,
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che mi frugano
più dentro e che dal mio sangue risalgono
legando terra e amori con l'antico
canto; e sia pace per le città all'alba
quando si sveglia il pane, pace al fiume
Mississippi, fiume delle radici:
e pace per la veste del fratello,
pace al libro come sigillo d'aria,
pace per il gran kolchoz di Kiev;
e pace per le ceneri di questi
morti, e di questi altri morti; sia pace
sopra l'oscuro ferro
di Brooklyn, sia pace al portalettere
che entra di casa in casa come il giorno,
pace per il regista
che grida nel megafono rivolto
ai convolvoli, pace per la mia
mano destra che brama soltanto
scrivere il nome di Rosario, pace
per il boliviano segreto come
pietra nel fondo d'uno stagno, pace
perché tu possa sposarti; e sia pace
per tutte le segherie del Bío-Bío,
sia pace per il cuore lacerato
della Spagna partigiana:
sia pace per il piccolo Museo
di Wyoming, dove la più dolce cosa è un cuscino con un cuore ricamato,
pace per il fornaio e i suoi amori,
pace per la farina,
pace per tutto il grano
che deve nascere, pace per ogni
amore che cerca schermi di foglie,
pace per tutti i vivi,
pace per tutte le terre e per le acque.
E ora qui vi saluto,
torno alla mia casa, ai miei sogni,
ritorno nella Patagonia, dove
il vento fa vibrare
le stalle e spruzza ghiaccio
l'oceano. Non sono che un poeta
e vi amo tutti, e vago per il mondo
che amo: nella mia patria i minatori
conoscono le carceri e i soldatidanno ordini ai giudici.
Ma io amo anche le radici del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire: se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere, vicino all'araucaria selvaggia,
al forte vento che soffia da Sud,
alle campane comprate da poco.
Nessuno pensi a me.Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che il sangue
torni a inzuppare il pane,
i legumi, la musica:
ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore,
l'avvocato, il marinaio,
il fabbricante di bambole e che entrino
con me in un cinema e che escano a bere
con me il vino più rosso.
Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.
PABLO NERUDA, ODE ALLA PACE

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